lunedì 6 aprile 2015

Cure for pain

Aspetterò che qualcuno, al mio posto, trovi un rimedio a tutto questo disastro.
Io non ce l'ho fatta.

Ima tra poco ci lascia.
Dicevano, torna da noi. Torna da noi.

So come andrà a finire. Sto per concretizzare la mia più grande paura. Sarà stato l'unico vero traguardo.

Le ultime energie le userò per addentare la vita.
La volta in cui non dovrò più preoccuparmi di mettere due dita in gola.

Di nuovo, perdono.

venerdì 26 settembre 2014

Saltello di nuovo in questo posto, dopo averlo abbandonato per l'ennesima volta. 
Niente più numeri romani, è una notazione troppo scomoda. Che queste lettere a me stessa siano capitoli della medesima storia si comprende già da sé. 
Qualcosa in me si è spezzato. è indelebile e io non posso farci proprio nulla. Non potrò mai farci nulla. Troppo meccanicamente sfilo dal polso l'elastico, lego i capelli che ho deciso di tranciare nuovamente e metto quella mia testa nel water. Non troppo spesso. Ma troppo meccanicamente. 
Ho tagliato i capelli proprio come quando qualcosa si è spezzato in me per la prima volta. 
Guardandomi allo specchio sapevo di poter fare tutto del mio corpo, di poterlo martoriare in nuovi e infiniti modi, e che nessuno avrebbe potuto dirmi nulla. Perché io potevo farmi soffrire di un male continuo e silenzioso. Cominciai a perdere capelli. Sapevo il motivo ma continuavo a uccidermi su quella cyclette. I capelli rimanevano nelle mie mani quando li ravvivavo per sentirmi inutilmente bella. 
Allora li tagliai. 
Un fardello in meno, il taglio corto esaltava il mio viso mascolino e scavato. Sapevo di poter fare tutto del mio corpo. 

Oggi cosa so? So che il mio viso non è da malata. Che non ho tagliato i capelli perché mi cadevano, ma per il semplice fatto di volermi riguardare a distanza di anni per scoprire quale emozione ne avrei ricavato. 
Non saprei dire quale sia questa emozione. Forse è finita nel cesso insieme a tutto il resto. 

E mi sento sfiorire, inaridita dal mio odio che mi consuma. E mi rifiuto, e lo farò solennemente per sempre, e mai qualcuno potrà farmi troppo male. 
Sono abituata a ben altre torture. 
Perdono. 

giovedì 5 dicembre 2013

LXXXIX - Es fehlt das Ziel

Ieri ho fatto un discorso stupendo alla mia coinquilina
in cui le parole chiave e le espressioni erano termini che non uso mai nella realtà, non almeno nel loro significato pieno.
'sono guarita', 'sto bene', 'non vorrei mai tornare indietro', 'mi pento di quello che ho fatto', 'è stata anche colpa mia', 'ho avuto la forza di reagire', 'non è la magrezza a interessarmi',-  ma soprattutto - 'non era la magrezza a interessarmi', 'dico sempre al mio ragazzo quando ho ricadute', 'è stato un male ma mi ha fatto crescere', 'ora sono molto più attaccata alla vita di quanto non lo fossi mai stata'.

Oh, ma davvero?
E perchè ieri hai digiunato ancora?

La vuoi una cosa vera?
Ti sei convinta di star bene solo perchè c'è una persona nel mondo che ha gusti di merda e che è attratta da te e lo sarebbe anche se tu fossi un leone marino, ti sei convinta di poter sopportare il tuo corpo solo perchè hai 3 o 4 pantaloni di taglia 40-42 nell'armadio. La mattina metti lo zucchero nel caffè e non il dolcificante solo perchè devi studiare, hai delle aspettative da realizzare. è così, poche cazzate. E se tu potessi ritornare indietro, se tu potessi scegliere fra quello che hai adesso e quel niente leggerissimo che avevi prima, cosa sceglieresti?
Il solo fatto di pormi un dubbio del genere mi fa stare male.
Sono una persona marcia dentro.

C'è qualcosa di spezzato che aspetta chissàdove. Aspetta solo me per essere ricomposto. Ma io rimango ferma.
Temo di aver perso il mio senso di esistere.

mercoledì 27 novembre 2013

martedì 12 novembre 2013

LXXXVIII - una vita al 40% o meno.

Ima è sempre stata due ma ora lo è in modo molesto e ancora più segreto se possibile, come  in Prince of Persia, il gioco intendo, come quando il principe passa attraverso lo specchio e diventa due. E poi deve combattersi.
Ima deve combattersi.
Vivo la mia vita da malata da lunedì al giovedì sera/venerdì pomeriggio. Poi prendo un treno, vado dal mio ragazzo e vivo una vita normale, piena, bella, senza esitazioni o tristezze. Ritorno lunedì mattina a casa e la prima cosa che faccio è passare al supermercato e spendere 15 euro in schifezze, tornare a casa pregando che non ci sia la mia coinquilina, mangiare e vomitare tutto, digiunare fino al giovedì sera/venerdì pomeriggio e riprendere il treno. E la cosa che mi assilla è non capire se vivo la settimana in funzione del week-end o il contrario, il che sarebbe preoccupante.
E intanto sono enorme. Grassissima. Orribile, gonfia, lardosa. Non mi vanno più i miei vecchi vestiti. Tra poco farà freddissimo e io sarò senza niente da mettere perchè sono troppo grassa per usare i miei maglioncini e i miei jeans. E adesso se potessi io mi svuoterei lo stomaco e il cervello, butterei tutto nel cesso, tutto all'aria, ai cani, la mia vita che funziona al 40 per cento o qualcosa in meno, i miei interessi sfumati nel nulla, le mie bugie a chi mi ama, le mie ossessioni che mi assalgono durante la notte. Non c'è libertà in tutto questo. Nè ordine nè armonia. Non c'è vita in questa vita.
Ma da giovedì sera/venerdì pomeriggio, tutta un'altra storia.

Ima sei molto malata ancora

martedì 29 ottobre 2013

LXXXVII - sensi di colpa preventivi

Sveglia alle sei tutte le mattine.
Studio ginnastica studio ecc. .
Routine quotidiana.
Non ho bisogno di mangiare.
Oggi non mangerò.
Proprio come ieri.

Non so cosa stia inseguendo.
So di non essere un numero.
Ma mi attira l'idea di poterlo diventare.

Ripeto, non so cosa stia inseguendo.
Farò più male a me e a te.
Non riesco più a guardarmi negli occhi per l'odio che pulsa verso me stessa,
ma tu
potrai mai perdonarmi?

martedì 22 ottobre 2013