venerdì 16 dicembre 2011

lunedì 28 novembre 2011

XX - oh, no.

Il ciclo mestruale. 
Dopo sette lunghi mesi. 
Non so se essere contenta o buttarmi dal balcone. 
Non so quale fra le due cose sia più difficile. 
La prima, di sicuro. 
Scrivo frasi brevi, questi dolori li avevo dimenticati. 
Li avevo coperti con degli altri. 
Da un lato vedo, lontanissima, la speranza di poter vivere anche sotto i cinquanta chili e sotto la quaranta in un corpo semi sano. 
Dall'altro non faccio altro che vedere schifo. 
Questo schifo non lo voglio. 
Non voglio questo corpo. 
Non voglio piacere a nessuno.
Mi sento incredibilmente sporca. 
Lo sono. 

Sabato notte mi sono abbuffata come non avevo mai fatto.
C'è mancato poco che mi scoppiasse la pancia.
Pensavo di morire e invece mi sono svegliata ancora.
Per odiarmi meglio. 
E avere il ciclo mestruale. 
E capire di essere enorme per davvero. 
Ne è la prova. 
Che schifo. 
Che tristezza scrivere sulla mia agendina a sabato 26, BINGE. Dopo 10 giorni di ordine. 

Ho paura di pesarmi. 
Vorrei solo smettere di esistere. 
Provo a chiudere gli occhi, magari succede.
Passo e chiudo.

venerdì 18 novembre 2011

XIX - confessioni

Mi guardo allo specchio mi guardo negli occhi e dentro ci vedo ancora tutto il tempo che ho perso dietro alle illusioni che mi hai lanciato per gioco per sfida per noia forse non te ne sei neanche accorto eppure potevi salvarmi -quante volte avrei voluto dirtelo ed infine l'ho fatto davvero- potevi salvarmi da me stessa sarebbe stato facile la cosa più semplice potevi semplicemente amarmi dirmi Ima io ti amo perchè sei così come sei Ima non cambiare mai mi basta sapere che esisti per sentirmi vivo e amarti ancora di più o anche senza dirlo guardarmi negli occhi dove ora vedo tutto il tempo che ho perso dietro alle tue illusioni alle mie delusioni e nei tuoi occhi avrei letto solo cinque lettere e sarebbero state per me per nessun altro se non per me. 
Per te ho speso infinite parole infinite lettere infinite lacrime ti ho amato fino a dissanguarmi svuotarmi annichilirmi mentre tu non capivi o non volevi e mi dicevi che era tutto un errore uno sbaglio hai travisato mi hai scritto ogni mia azione ti risponderei volentieri hai stroncato ogni mio respiro mi hai fatto a pezzettini e ora gioco a ricomporre questo enorme domino e devo farlo da sola devo farlo per sentirmi viva devo tingermi i capelli devo essere invisibile devo digiunare devo abbuffarmi devo sentirmi in colpa devo essere un'altra e tutto per sentirmi viva sentire di nuovo il sangue dentro me tutto quello che ho dato per te la mia vita il mio respiro il mio tempo le mie relazioni fasulle e tutto questo perchè prima mi bastava sapere che tu esistessi per fare la mia giornata. 
Sarebbe bastato amarmi solo quanto io ti ho amato in un secondo avresti potuto salvarmi da me stessa. 
Ma non l'hai fatto.

lunedì 14 novembre 2011

XVIII - mi serve dell'ordine.

Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare Ima smetti di mangiare 

Come prima. 
Ti prego. 
[...]

sabato 5 novembre 2011

XVII - epifanie.

Sono le cinque meno un quarto ma fuori sembrano le nove. 
Fa freddo, immensamente freddo. 
Dovrei studiare ma sto impiegando il mio pomeriggio a fissare il vuoto. 
Sono stata dalla fisiatra, oggi. Una visita per uno stupido problema a una spalla che ai suoi tempi mi permise di fallire anche nel mio adorato sport. Non so se vi importi di questo. 
Ad ogni modo, mi chiede di spogliarmi per controllare postura, spina dorsale ecc ecc. Mentre mi tolgo i vestiti la vedo guardarmi con orrore. C'era anche mia madre. La dottoressa spalanca gli occhi e fa "E perchè sei.. così?" Io non so cosa risponderle. Questa è la mia faccia non vedo cosa ci sia di strano vorrei dirle. Poi continua. "Sei sempre stata.. così?" No mi sono rovinata col tempo, ce l ho sulla punta della lingua questa frase e invece no, è mia madre che parla, dall'angolo destro della stanza. Assolutamente no, dice. Assolutamente. 
La dottoressa prosegue con la visita e la finisce, rivestiti e vieni di là.
Di là c è una bilancia, di quelle meccaniche coi pesetti, quelle dei medici. Vediamo quanto pesi. Nella mia testa la odio, la sto odiando più di qualsiasi altra cosa, non voglio pesarmi, non voglio salire su quella maledettissima bilancia, ho mangiato da neanche un ora e io non mi peso dopo mangiato perchè non serve e mi stresso e mi deprimo inutilemente e ti odio e non voglio. Quindi mi avvicino, tolgo le scarpe, e salgo. 
La vedo armeggiare con i pesetti. La vedo sbagliare con i pesetti. La vedo strabuzzare gli occhi. Vedo lei perchè guardo tutto tranne che i numeri, io non lo voglio sapere punto e basta. Forse lei se ne accorge, perchè a un certo punto mi fissa negli occhi, seria, triste. Pesi un po' troppo poco. Lo dice sottovoce. Lo apprezzo. 
MA POI, QUELLA CORNACCHIA DI MIA MADRE. 
Che interrompe il silenzio di quell'adorabile stasi. 
"Quindi? Quanto pesa?" 
La imploro di star zitta. 
"Dottoressa?" 
Continuo a fissarla. 
Ricambia il mio sguardo. 
Sembra voler dire scusa, ma è il mio lavoro. 
Abbasso gli occhi. Ti odio. Fa' quello che ti pare penso. 
Quarantaquattro. 

I miei si guardano. Io mi guardo. Non credo alle mie orecchie. Sono sconcertata. O la mia bilancia ha sempre pesato qualcun altro al posto mio o si tratta di un errore. 
Ma a mia madre non basta. Quarantaquattro è molto meno di cinquanta mi dice. La bilancia a casa mi pesa almeno 48 rispondo. Cosa in parte vera. Il minimo che abbia mai visto a casa è stato 45, ad agosto. Stamattina 46 e mezzo. Poi dopo mangiato, non parliamone. 
Arrivederci signora, a presto dottoressa.
In macchina il silenzio più totale. Sono in stato catatonico e vorrei esserlo per sempre. Papà mi lascia a casa. Prima di scendere dalla macchina, sento mamma gridarmi "Mi raccomando pesati a casa!"
Così, come se fosse un gioco, un passatempo. Una cosa da fare nel week-end. 

Ma andatevene al diavolo tutti. 
44, 46, 48. Non mi interessa. 
Tanto mi faccio sempre schifo. 

mercoledì 2 novembre 2011

XVI

Normalità, studio, cyclette. Assenza di carboidrati. Tranquillità, dopo un po' di tempo.
Che orrore pensare che questa sia la mia normalità, e che una volta era così diversa e forse anche bella, e che chissà quando ritornerà ad esserlo e che forse non ritornerà per niente. 
Mi fa tristezza, la mia normalità. 
Mi rende infelice sapere di avere la tranquillità in tasca solo con la pancia vuota e tutto il resto. 
Piango. Lo faccio spesso ultimamente. Ma in silenzio, per non disturbare. Per non sentirmi. 

Quando avevo tre anni ritornando a casa dall'asilo chiedevo a mia madre se secondo lei avessi fatto una buona alimentazione alla mensa, coi carboidrati le proteine ecc ecc, e poi le chiedevo anche "Mamma ma chi sono io?" e lei non sapeva mai rispondermi, continuava a ripetermi il mio nome ma io dicevo "no ma non in questo senso, io voglio sapere chi sono Io, ciò che sono"
Ricercavo l'essenza. Lo faccio ancora adesso, perchè non l'ho trovata.
Ho fatto spesso questa domanda nel corso della mia vita. Nonni, zii, preti, professori, medici. Ma nessuno ha mai saputo darmi una risposta. A un certo punto allora, pensavo prima sotto la doccia, forse me la sono inventata, quest'essenza. Un immaginario volo di Ulisse ed ecco che Ima inventa di essere così e così, di pensare questo e fare quell'altro, una specie di postulato dell'Essenza solo per giustificarne l'esistenza. Perchè deve esserci. E Immanuel sarebbe fiero di me, tra parentesi.
Dopo queste spocchiosità filosofiche, in ogni caso, mi duole ammettere che questo ragionamento sia quanto di più veritiero ci sia. Controllare il proprio corpo fino all'esasperazione non vuol dire voler modificare, in un certo senso, ciò che si è? E nel caso in cui una persona non fosse a conoscenza di questo, il controllo non sarebbe un mezzo per creare, plasmare il proprio Io? 
No, non sto dicendo che siccome nessuno ha mai saputo rispondere alle mie pungenti domande è colpa di qualcun altro se il merluzzo stasera l'ho preferito grigliato e insapore. Mi fa tristezza, però, questa mia normalità. Mi fa tristezza che pur avendo io stessa plasmato la mia Essenza, o almeno pensato di farlo, abbia fallito così miseramente, producendo questo schifo mediocre, sciatto, e sostanzialmente, vuoto. 

Ma ti ricordi quando pioveva e andava bene lo stesso e quando bastava un tuo respiro a fare la mia giornata? 
[...]

Certe volte mi dico che non è solo colpa mia se oggi sono così. Non tutto è dipeso da me, e spesso ho potuto solo assistere al disfacimento di quelle piccole sicurezze che mi ero faticosamente costruita. Molto più però ho deciso, e di questo sono consapevole, per cui non vorrei fare dell'insopportabile vittimismo. La zappa sui piedi me la tiro da sola ogni giorno, scelgo di farlo in ogni momento, e lo faccio continuamente.
Però.

Quando tu ami fino alle ossa,
fino all'Essenza suddetta, 
ma inutilmente,
non  è come se essa si staccasse da te,
volasse via, per così dire, 
e il respiro ti manca, 
e ti pare irreale, 
e invece è solo 
la tua 
nuova
normalità?

martedì 1 novembre 2011

XV - nuovi giorni e autocontrollo

300, forse 350kcal a colazione.
Ma perchè dovrei continuare ad abbuffarmi?
Fermati Ima, non serve a niente.
Ok.
Perfetto.

domenica 30 ottobre 2011

XIV

Ennesima Domenica di cibo. 
Dopo alcuni giorni di tranquillità: mi basta una "equilibrata" dieta fra le 400 e le 500 kcal per non sentire l'orribile fardello che occupa mente e stomaco al momento, e per evitare le abbuffate. 
Ma i parenti.. sembrano usciti dalla Grande Bouffe
"Ima, prendi un po' di questo."
"Ima, non hai mangiato niente, tieni, mangia"
"Mangia, mangia, perchè non mangi?" 
Andate al diavolo, tutti quanti!
"Ima hai visto quant è buono?"
"Ima dovresti provare il pollo ripieno.."
"Ima.. ma stai bene?"
"Ima basta! Ancora mangi?"

IMA, PERCHE' NON MUORI?

Purtroppo no. Non oggi.
Sono stanca, ho mal di testa. Mangiare mi devasta, mi schifa, mi fa stare male. 
Vorrei tanto essere leggera di nuovo. 
E invece questi numeri orribili, anche dopo digiuni e impegno, rimangono lì fermi. 
Perchè se dopo una settimana di vera fame vedo 46,5 

e dopo una settimana di binge assatanato notturno vedo 47,5 

Io allora decido di non pesarmi più. Perchè è impossibile. Rivoglio il mio 45. Ci stavo bene e male. Ma almeno avevo qualcosa.
Mi sento infantile stasera. 
Sono ancora sotto l'effetto del cibo.
Tipo una droga che mi rende stupida 
e insensata 
e inutile 
e basta.

sabato 22 ottobre 2011

XIII

Ho provato il vestito nero che dovrò mettere stasera. Quello stretto, terrificante, che ha scelto mia madre. 
Poi mi sono guardata allo specchio. 
Le gambe, enormi. La sproporzione fra testa e vita [sembro dimagrire solo lì]. Il seno, inesistente. Il lato B, non parliamone. Orribile. Sono semplicemente orribile. 
Con tutti i buoni propositi ho provato a fare una colazione equilibrata. Una quasi abbuffata. 
Ho provato a vomitare. Una, due, tre volte. Non ci sono riuscita. Mi sono solo fatta un male cane alla gola. 
Che fallita. 
Che schifo. 
Piango, tanto non se ne accorge nessuno.


Ima

venerdì 21 ottobre 2011

XII

Ansia. Gente si intrufola nella mia vita così, senza bussare, pensando di poter, d'un tratto, renderla migliore. Ma vi dirò. NON è così. Anzi sono addirittura infastidita. Non ho mai voluto che il mio disturbo alimentare fosse oggetto di pubbliche discussioni, altrimenti non andrei in giro con vestiti enormemente larghi, non inventerei mille intolleranze alimentari e soprattutto non scriverei nell'anonimato su un blog, non vi pare?
E invece no. Lentamente il mio segreto
sta

venendo

a galla. 

Sarà la mia pelle grigia. Lo sguardo spento. I troppi e continui no. Le scuse. L'amenorrea, ormai da sette lunghi mesi. L'acidità. 
Non mi peso più ossessivamente come prima, mi basta avere la pancia vuota. Sono determinata ad annichilirmi, e per fortuna le mie crisi di binge sono passate. Come ho già scritto in un precedente post, ho imparato a fermarmi prima di un'abbuffata, il che è un bene. Non immaginate quanto.

Ritornando a ciò di cui volevo parlare. I miei compagni di classe sanno. Immaginano. O semplicemente, vedono. Dopo anni, come se fosse successo tutto dalla sera alla mattina, quando la tristezza mi attanaglia da così tanto tempo. Mi sembra sia passata una vita da quando avevo le speranze di essere felice. Ora invece è tutto buio, e non mi va neanche di cercare un modo meno banale per scriverlo. 
Forse è per questo che rifiuto continuamente l'aiuto. 
Domenica è stato orribile, una mia cara amica mi ha telefonato. Dice Ima stai cadendo, non riesco a vederti così senza far nulla, che succede? Rispondo che non succede niente, ed in fondo è proprio questo il problema. Ima lo so che tu non mangi più, dovresti andare in terapia, qual è il fine di tutto questo? Annullarti anima e corpo? 
Sì. 
Mi chiede se possiamo evitarlo. 
Non lo so, sussurro. 

E allora piango, perchè non vedo via di uscita. Sarei ugualmente vuota, anche con dieci chili in più. Probabilmente mi odierei maggiormente, perchè occuperei fin troppo spazio. 
Ci pensavo l'altra notte, mentre sentivo qualcosa di simile alla fame dopo tanto tempo. Quello che avevo prima del dca era uno schifo. Ho sempre cercato di farmi del male, con qualsiasi mezzo. Il cibo è solo un altro dei mille modi attraverso i quali raggiungere il mio obiettivo. 
Perchè? 
E allora piango più forte. Singhiozzo, mi sale la nausea e i battiti aumentano. 
Non so neanche che cosa possa farmi stare meglio, al momento. 
Forse non c'è.

Non ci sono motivi non ci sono perchè non ci sono respiri non c'è più tempo e rimango solo io. 
Ancora per poco.

giovedì 13 ottobre 2011

XI

Binge, di nuovo. 
Mi fa male tutto. 
Devo vomitare, starei meglio se solo ci riuscissi, ma non lo so fare e l'unico modo per rimettere sarebbe introdurre delle altre sostanze nel mio corpo, e temo esploderei anche solo con dell'acqua. 
Mi faccio schifo. 
Voglio andare all'inferno. 
Ho mangiato senza fame.
Una prugna.
Due fette di pan carrè con marmellata di more.
Uno yogurt [magro però eh, particolare importante, come no.]
Tre barrette kids conad al cioccolato, 110 kcal cadauna.
Una quantità indefinita di cereali integrali.
Un bicchiere di latte con muesli al cioccolato. 
Uno yogurt gelato medio con nutella cioccolato bianco e meringa.
Due tranci di maxi al salame piccante. 
Una forchettata di fagiolini. [GIUSTAMENTE]
Una fetta di melone.

b  o  o  m



Digiunerò per noia come ho fatto fino alle 16 di oggi. Per sempre.
Penso che con questo scherzetto mi sia giocata i miei 43 per un lasso indefinito di tempo. 
Non ce la faccio più
Non ce la faccio più
Non ce la faccio più 

Basta.

Ima

mercoledì 5 ottobre 2011

sabato 1 ottobre 2011

IX - pensieri sparsi

Ma quanto è bella la sensazione di vuoto nello stomaco prima di andare a dormire. Vuota la pancia e vuota la testa: forse è così che si dorme bene. 
E' stata una settimana orribile. Dopo domenica, tutto in salita. Per un attimo ho avuto paura, ed è stata la prima vera volta, paura di volermi uccidere, di smettere di esistere completamente. Poi però ho pensato che il mio passatempo preferito [cioè quello di spingermi sempre oltre il limite e punirmi] sarebbe finito, e allora ho cambiato idea. Così mi sono portata dietro il fardello di quest'esistenza inutile appesantita da alimentazione forzata, con grandi difficoltà fino a martedì.
Tre pasti al giorno a casa, l'obiettivo delle 300kcal giornaliere sfuma del tutto. Ma 500, 550, possono anche andare. Sono forte, pronta per ricominciare a farmi del male, più di prima. Inacidita dall'odio altrui trovo nuova motivazione per odiarmi di più. Almeno questo posso farlo. E come una droga, mi ritorna in mente il digiuno
[So che quando rileggerò queste righe domani proverò un certo schifo. Perchè questi pensieri non sono sani. Ma sono i miei.]
Ieri ho potuto assaporare di nuovo una sensazione che non provavo da tempo. Compleanno al ristorante, piatto colmo di roba e io che lo osservo. Ne squadro il contenuto, senza toccarlo. Non mi faccio contaminare. Osservo gli altri che divorano qualsiasi cosa, l'olio i carboidrati e tutto il resto, e mi dà una gioia incontenibile. Perchè vedete, io non "snobbo" chi mangia davanti a me. Io ammiro chi ha la forza di volersi bene e quasi mi viene da piangere quando incontro sulla mia strada qualcuno che ami la vita e il divertimento almeno quanto io ami avere lo stomaco vuoto.
0kcal. 
Non ho fame. 
Ritorno a casa. 
Mi addormento. 
Niente binge nè pianti isterici nè fitte alla pancia. 

Ci ripensavo stamattina, mentre preparavo lo zaino, che è stata una delle poche occasioni in cui sono riuscita ad evitare l'abbuffata così a cuor leggero. Non mi è pesata per niente la vista del buffet di dolci nè degli altri che li ingurgitavano. E tutte le volte che prima di uscire di casa ho avuto paura di un binge, mi sono puntualmente abbuffata. 
Sono arrivata allora alla conclusione che l'unico modo per evitarlo sia non averne paura, non pensarci. E' stato come avere già la tranquillità in tasca.
Respirare ridere piangere amare. A cuor leggero.

E se fosse così che si vive?

In tasca adesso ho solo l'accendino e la certezza che stasera digiunerò di nuovo, addosso ancora quella strana forza di ieri sera. Per il resto invece, credo ci vorrà del tempo. E non mi riferisco all'impossibile digestione della bistecca da ben 330g che a pranzo è stata introdotta per via coatta nel mio corpo.

Ima

domenica 25 settembre 2011

VIII

Mia madre mi ha picchiato con tutte le sue forze, e ora ho la faccia gonfia e i lividi sulla schiena. Papà l'ha fermata dopo un po', quando ormai era troppo tardi, poi mi ha fatto mangiare a forza e ha giurato butterà la mia cyclette. Mio fratello ci è andato giù di battutine dicendo che se volevo piangere avrei dovuto farlo in silenzio perchè altrimenti non sentiva la tivù.

E poi si chiedono perchè non parli mai con loro? 
Ci vuole coraggio. 
Che belle le domeniche in famiglia.

Ima

martedì 23 agosto 2011

VII

Parto. Ma purtroppo ritorno.

Mia madre si è ostinata a farmi due panini: uno con prosciutto cotto e uno con bresaola. Non li butterò, c'è gente che muore di fame. Non ho mai buttato del cibo. Piuttosto l'ho rifiutato fin dall'inizio. Troverò qualcuno e gli farò un regalo super. E la persona sconosciuta in questione ne farà uno a me. Semplice, vero?
Mi mancherà questo posto. Tutto il resto è così ipocrita.


domenica 21 agosto 2011

VI

Vi capita mai di avere così tanto da dire da chiudervi nel più profondo silenzio? 
Sono in preda a una crisi. Una tempesta emozionale. Un picco ormonale. Qualcosa
Insonnia, mal di pancia, e fin qui è tutto normale. Ma quando i sensi di colpa non provengono da quel trancio di pizza che avresti potuto evitare, allora tutto è più chiaro. E impari a distinguere cos'è che ti fa odiare ogni cosa di te. E non mi riferisco a carboidrati semplici. 

Le scampagnate in famiglia sono la cosa più improbabile in cui possa cimentarmi al momento. Per ovvi motivi. Però faccio il sacrificio perchè  in fondo è per delle persone che amo. O che potrei amare. 
Perchè oggi ho scoperto una cosa, ed è doloroso, ma devo scriverlo adesso
Sono profondamente egoista e non lo sapevo. 
Egoista egoista egoista. Non vedo altro che me. I miei problemi. Il mio peso. Le mie ossessioni. Ma non è stato sempre così.

Oggi a tavola tra una patatina fritta e un boccone di carne avevo mio padre di fronte. Era stanco. Mi osservava contento, mi riempiva il piatto. 
P:"Ti piace, amore di papà?"
I:"Sì, è molto buono.."
P:"Ma tu sei così fessa."
I:"..?"
P:"Potresti mangiare sempre tutte queste cose buone. E invece, guarda come ti sei ridotta. Sei una stupida. Hai il viso ossuto, mascolino. E guarda quelle braccia: una volta non erano così. Pensi di essere bella?"
No, papà, non lo penso. Non lo sono. Non mi interessa. Ecco che mi ritorna in mente di cosa volevo parlare.
Quando due anni e mezzo fa cominciai la dieta volevo essere migliore. Fisicamente. Volevo essere più carina. Al diavolo chi dice che pesare meno fa stare meglio con se stessi, è una palla. Essere sovrappeso non è salutare nè esteticamente bello. [mi riferisco ovviamente a un sovrappeso consistente] Se avere dei chili in più ti fa odiare ciò che hai dentro, allora hai un problema, e perdere quei chili non cambierà niente, continuerai ad odiarti. Questa è la differenza fra una dieta e un DCA come il mio. Parere personalissimo. Mi sono accorta di essere scivolata in qualcosa di più grande di me proprio quando ho cominciato a non interessarmi più di essere attraente. Di essere migliore fuori. Così ho l'illusione di essere migliore dentro, di essere pura ed essenziale. Ma in realtà è come dice mio padre. Sono una fessa, una stupida. Questo mi pesa più di essere brutta o mascolina. Soprattutto se lo dice lui. 

Ma chissà perchè, io tutto questo oggi non gliel'ho detto. Ho preso una mezza salsiccia e a lui è andato bene così. Gli ho regalato un sorriso che normalmente avrei negato, strappato, rubato. Il pranzo invece mi ha regalato un mal di pancia fuori dal comune, giuro che è stato difficile trattenere tutto dentro, premere leggermente la pancia sarebbe stato sufficiente per vomitare tutto. Cosa che ho provato a fare, lo ammetto, ma che come sempre, non mi è riuscita. 
E adesso, per cosa sentirmi in colpa? Il cibo per oggi sembra essere passato in secondo piano. Ho stampata nella mente l'immagine di mio padre, stanco, per colpa mia
E allora vorrei sparire.

lunedì 15 agosto 2011

V

Ed ecco il mio goal. Quello prefissato da secoli. Quello inarrivabile e tanto agognato. Ho avuto il mio 45. Con qualche etto di contorno in più, ma ci sono. O forse c'ero. Dopo oggi, chi può dirlo. Domani non mi peserò.
Non ho mangiato poi così tanto, ma forse ho fatto indigestione di sensi di colpa. E adesso ho mal di pancia. [Spulciando qua e là vari blog sono arrivata alla conclusione che oggi deve essere stato un incubo per molte altre persone, oltre alla sottoscritta.] 
Ho raggiunto il mio goal ma ora non so proprio che farmene. Ho sempre associato a questo numero una incredibile felicità, pensavo che poi chissà quali incontenibili gioia e soddisfazione  mi avrebbero investita. E invece è come se mi fosse venuto addosso un tir.
Sarà anche colpa di agosto, di questo mese terribile e pesante. Saranno gli ormoni che non ho, o forse l'astinenza forzata da nicotina.
Insomma non voglio credere che col mio bel 45 in tasca possa sentirmi così a terra. Perchè non era così che l'avevo immaginato. 
...
Forse mi sembra già troppo

Sono stanca di correre. Vorrei trovarmi davanti un muro, sbatterci con tutte le forza che mi sono rimaste, spaccarmi il cranio, reagire in un qualche modo. Basterebbe anche fermarmi e ricominciare a vivere, semplicemente. Sarebbe bellissimo, già mi commuovo solo a pensarci. 
Eppure è così difficile. 
Sono sicura che il mio sguardo implori un aiuto. Ho la certezza che nei miei discorsi siano disseminati piccoli indizi che vogliono dire "ehi, ho un problema che non so risolvere". Invece continuo a correre, ad annientarmi, a piangere, a declinare inviti, a subire questa inutile esistenza, a sprecare il mio tempo.
Questo è il mio traguardo.

E che razza di vincitrice sarei?



giovedì 11 agosto 2011

IV

Tra di noi sappiamo riconoscerci. Ci avete mai fatto caso? 
Basta uno sguardo per raccontarci.
Poi i pensieri, le abitudini, i gesti, i sorrisi, sono gli stessi. Ed è come specchiarsi nel mare..

[Mi piacerebbe avere la forza di stendermi sulla sabbia.]

venerdì 24 giugno 2011

III

Mi incuriosisce come un DCA possa essere cool. Qualcuno dice che è un lifestyle, qualcun altro pensa sia un capriccio, altri ancora credono sia strettamente correlato al mondo della moda. Che palle. Mica è vero. 
Saltare il pranzo è in, andare in overdose di gelato è out. Forse se riesci a vomitarlo subito dopo puoi ancora avere la speranza di essere un pochino cool, quel tanto che basta per raccontarlo agli amici, magari su Facebook.
Ma le abbuffate, quelle sono per gli sfigati. 

Non so come mi sia saltato in mente la prima volta. Di certo ho sempre usato il cibo per ripagarmi delle frustrazioni della giornata, ma in un modo sano. Una buona forchetta, dicevano. 
Poi con la dieta e tutto il resto ho felicemente perso, si fa per dire, il mio appetito. In definitiva non credo di saper riconoscere più quando ho fame e quando non ne ho, cosìcchè l'abbuffata mi fa sentire mille volte peggio. Hai mangiato? Vabbè avevi fame. Non ne avevi? Inutili calorie, hai vanificato lo sforzo di una settimana. Fai schifo

Una volta ero brava. Non mi abbuffavo mai. Poi non lo so cosa è scattato. Così due, tre volte al mese, mangio. Fino a stare male. Pianifico tutto, divoro senza assaporare, mastico e ingoio per tutta la giornata. Ma qui viene il bello. Non so vomitare. Non ci riesco. Ci ho provato un sacco di volte, sempre, piangendo. E' la giusta punizione, tenere nello stomaco dolente tutto il disgusto di cibo consumato di nascosto. Preparato, comprato, ingurgitato da me. Buffo no? 
Ma abbuffarsi non è cool. Per una come me, non fa che affibbiarmi quel paio di chili con i quali combattere per la settimana successiva. Quel paio di chili che mi restituiscono un po' di colore e un po' di carne. Quel paio di chili che non mi permettono di gridare al mondo quanto io desideri che tutto questo finisca senza essere sbeffeggiata.  Perchè molte persone credono che per avere un DCA bisogna essere molto sottopeso o sovrappeso. Io invece dico che sta tutto nella testa e che quella è difficile da pesare. Soprattutto per gli altri.

giovedì 23 giugno 2011

II

Ho cambiato bilancia. 
L'ha presa mamma con i punti del supermercato. 
Calcola la massa grassa acqua massa muscolare BMI BMR. 
Mamma mi ha chiesto di provarla. Con aria di sfida e un po' anche di curiosità. In effetti aveva già notato il mio interesse per il nuovo articolo, e forse aveva notato anche altro. Allora io ci salgo sopra, ma vestita, dopo aver bevuto molta acqua. Non capisco perchè se penso di pesarmi, sento una strana eccitazione. Ma quando arriva il momento di farlo, quasi vorrei tirarmi indietro. Con un'altra persona che guarda poi. Un'altra persona che è mia madre. Cristo. 
La tuta l'orologio l'acqua gli occhiali il cellulare. Faccio due calcoli e un bel respiro: è solo una prova, no? 
Non mi peso mai durante il giorno. Se lo faccio, è solo per monitorare la situazione. Fino a mezzo chilo in più della mattina va bene. Ma già un chilo mi manda nel panico più totale. 
C'è mamma che mi guarda ma in modo diverso. Nel modo più innocente di questo mondo. Da quando in qua è anomalo pesarsi? E' ridicolo penso io, altrochè. Ma comincio a sudare, sento che mi sto agitando. E allora faccio un bel respiro. 
Impostazioni altezza età modalità atleta. Pronta. Devi solo salirmi sopra, dice la bilancia. 
E sia.
Non guardo in basso, non voglio vedere. Mia madre sì invece, perchè è da un mese che tenta di carpire il mio vero peso, e io ho carpito le sue intenzioni. 
Dice pesi troppo poco. Sei vestita, hai bevuto un litro d'acqua, perchè ti ho vista sai, hai il cellulare il tasca e l'orologio al polso, e quel numero è troppo basso. Lo dice con calma ma sotto sotto vorrebbe tirarmi una sberla e io lo so. Come se non bastasse il calvario va avanti e dà i numeri, valori che io conosco perfettamente e che potrebbero essere aramaico per la donna che mi sta di fronte. 
Comincia a chiedermi che significano e io ringrazio il manuale della bilancia che non ha sezione in italiano. Sono numeri, mamma. Solo numeri
Io so di non essere un numero, e allora perchè faccio tutto questo? Perchè i tremori e i sorrisi? In fondo quel numero era troppissimo per me, cambiare bilancia è deleterio se quella vecchia ti pesava di meno. Ma con tutto il di più, forse è davvero troppo poco. Troppo per essere malata, troppo poco per essere normale. 
Il pesapersone ipertecnologico dà il suo responso finale e dice sottopeso. Lo afferma con numeri, così io posso dire a mamma che tutti i calcoli che fa per me non vanno bene perchè sono una sportiva. Baggianate

Stamattina mi sono svegliata sazia. Che schifo penso. Poi mi ricordo che ho voluto fare un mio personale regalo di compleanno a papà e allora mi dico che non devo essere così egoista e che in fondo ho fatto bene. La pizza non la digerisco. Mai digerita, anche quando non ero invischiata dei DCA. Non l'ho digerita neanche sottoforma di regalo di compleanno. E ho avuto un terribile mal di pancia tutta la notte. Che non mi ha permesso di dormire. Che non mi ha fatta alzare dal letto alle sette. Cosa che non mi ha permesso di poter andare a correre. Cosa che mi ha fatto incazzare. E la giornata comincia un po' in salita. Anzi, comincia sulla cyclette. E senza colazione, per punizione. 
Quello che mi chiedo è: perchè preferisco svegliarmi col mal di testa la pancia vuota e i piedi leggeri piuttosto che riposata non affamata ed energetica? Forse sentirmi in salute mi fa stare male. 
Perchè le cose si guadagnano, e io non me le merito.

mercoledì 22 giugno 2011

I

Ho la mia magrezza, che non è mai abbastanza.
Ho le mie amicizie andate a rotoli.
Ho i miei capelli che una volta erano bellissimi ma che ora non lo sono più. [e ringrazio non so chi di averli ancora]
Ho i miei bei voti, dei quali non mi interessa poi così tanto.
Ho le mie soddisfazioni, che facilmente si annullano con una pizza per svanirci dentro.
Ho una connessione wi-fi che mi permette di essere in contatto con il mondo 24h/24 e sola come un cane per ogni mia giornata.
Ho un blog ma non ci scrivo mai.
Ho le mie canzoni che lentamente sto dimenticando.
Ho una casa piena di specchi, e faccio sempre lo stesso percorso per evitarli tutti.
E' incredibile come tutto possa essere relativo e sterile.
In questo momento mi trovo su una linea di confine: esattamente nel punto in cui tutto si sposta alla luce del sole e diventa manifesto.
Posso scegliere. Scelgo di mangiare la pizza e magari anche un assaggio di torta, e sarò normale. E non correrò chilometri in solitudine per scacciare il senso di colpa e non mi peserò e mi dimenticherò di tutto questo. Scelgo di rimanere a casa, senza cena per l'ennesima serata e domani appena sveglia sentirò non so quale potere pervadermi tutta. Lo farò stupidamente, badate bene, con quanta più superficialità io possieda. Mi sentirò leggera e soddisfatta e stupida e malata.
Ma per stasera mi butterò su un grigio. Un mix. Una sfumatura, sottile e sbiadita. Mangio la pizza, faccio la brava. Magari anche con i funghi. O forse no, margherita senza bordi andrà più che bene. Anche solo mezza, la mangio. 400 kcal? Più le 180 di oggi fanno 580, potrei addirittura concedermi la torta. Come vorrei dimenticare come si ragiona così. A calcolare continuamente, ad avere questa paranoia nel cervello. Non lo so quando è cominciato. O forse lo so ma mi fa male ricordarlo.
Perchè vedete, sono su una linea di confine. Ma ho paura di aver già fatto la mia scelta.

Scrivo queste memorie, questi pensieri, questo diario, per me. Lo faccio come una sorta di terapia, di specchio per la mia mente. Questa non sono io, ma sono convinta di una cosa: che per uscire da tutto questo sia necessario imparare a conoscermi di nuovo. 
Buona fortuna a me.