venerdì 24 giugno 2011

III

Mi incuriosisce come un DCA possa essere cool. Qualcuno dice che è un lifestyle, qualcun altro pensa sia un capriccio, altri ancora credono sia strettamente correlato al mondo della moda. Che palle. Mica è vero. 
Saltare il pranzo è in, andare in overdose di gelato è out. Forse se riesci a vomitarlo subito dopo puoi ancora avere la speranza di essere un pochino cool, quel tanto che basta per raccontarlo agli amici, magari su Facebook.
Ma le abbuffate, quelle sono per gli sfigati. 

Non so come mi sia saltato in mente la prima volta. Di certo ho sempre usato il cibo per ripagarmi delle frustrazioni della giornata, ma in un modo sano. Una buona forchetta, dicevano. 
Poi con la dieta e tutto il resto ho felicemente perso, si fa per dire, il mio appetito. In definitiva non credo di saper riconoscere più quando ho fame e quando non ne ho, cosìcchè l'abbuffata mi fa sentire mille volte peggio. Hai mangiato? Vabbè avevi fame. Non ne avevi? Inutili calorie, hai vanificato lo sforzo di una settimana. Fai schifo

Una volta ero brava. Non mi abbuffavo mai. Poi non lo so cosa è scattato. Così due, tre volte al mese, mangio. Fino a stare male. Pianifico tutto, divoro senza assaporare, mastico e ingoio per tutta la giornata. Ma qui viene il bello. Non so vomitare. Non ci riesco. Ci ho provato un sacco di volte, sempre, piangendo. E' la giusta punizione, tenere nello stomaco dolente tutto il disgusto di cibo consumato di nascosto. Preparato, comprato, ingurgitato da me. Buffo no? 
Ma abbuffarsi non è cool. Per una come me, non fa che affibbiarmi quel paio di chili con i quali combattere per la settimana successiva. Quel paio di chili che mi restituiscono un po' di colore e un po' di carne. Quel paio di chili che non mi permettono di gridare al mondo quanto io desideri che tutto questo finisca senza essere sbeffeggiata.  Perchè molte persone credono che per avere un DCA bisogna essere molto sottopeso o sovrappeso. Io invece dico che sta tutto nella testa e che quella è difficile da pesare. Soprattutto per gli altri.

giovedì 23 giugno 2011

II

Ho cambiato bilancia. 
L'ha presa mamma con i punti del supermercato. 
Calcola la massa grassa acqua massa muscolare BMI BMR. 
Mamma mi ha chiesto di provarla. Con aria di sfida e un po' anche di curiosità. In effetti aveva già notato il mio interesse per il nuovo articolo, e forse aveva notato anche altro. Allora io ci salgo sopra, ma vestita, dopo aver bevuto molta acqua. Non capisco perchè se penso di pesarmi, sento una strana eccitazione. Ma quando arriva il momento di farlo, quasi vorrei tirarmi indietro. Con un'altra persona che guarda poi. Un'altra persona che è mia madre. Cristo. 
La tuta l'orologio l'acqua gli occhiali il cellulare. Faccio due calcoli e un bel respiro: è solo una prova, no? 
Non mi peso mai durante il giorno. Se lo faccio, è solo per monitorare la situazione. Fino a mezzo chilo in più della mattina va bene. Ma già un chilo mi manda nel panico più totale. 
C'è mamma che mi guarda ma in modo diverso. Nel modo più innocente di questo mondo. Da quando in qua è anomalo pesarsi? E' ridicolo penso io, altrochè. Ma comincio a sudare, sento che mi sto agitando. E allora faccio un bel respiro. 
Impostazioni altezza età modalità atleta. Pronta. Devi solo salirmi sopra, dice la bilancia. 
E sia.
Non guardo in basso, non voglio vedere. Mia madre sì invece, perchè è da un mese che tenta di carpire il mio vero peso, e io ho carpito le sue intenzioni. 
Dice pesi troppo poco. Sei vestita, hai bevuto un litro d'acqua, perchè ti ho vista sai, hai il cellulare il tasca e l'orologio al polso, e quel numero è troppo basso. Lo dice con calma ma sotto sotto vorrebbe tirarmi una sberla e io lo so. Come se non bastasse il calvario va avanti e dà i numeri, valori che io conosco perfettamente e che potrebbero essere aramaico per la donna che mi sta di fronte. 
Comincia a chiedermi che significano e io ringrazio il manuale della bilancia che non ha sezione in italiano. Sono numeri, mamma. Solo numeri
Io so di non essere un numero, e allora perchè faccio tutto questo? Perchè i tremori e i sorrisi? In fondo quel numero era troppissimo per me, cambiare bilancia è deleterio se quella vecchia ti pesava di meno. Ma con tutto il di più, forse è davvero troppo poco. Troppo per essere malata, troppo poco per essere normale. 
Il pesapersone ipertecnologico dà il suo responso finale e dice sottopeso. Lo afferma con numeri, così io posso dire a mamma che tutti i calcoli che fa per me non vanno bene perchè sono una sportiva. Baggianate

Stamattina mi sono svegliata sazia. Che schifo penso. Poi mi ricordo che ho voluto fare un mio personale regalo di compleanno a papà e allora mi dico che non devo essere così egoista e che in fondo ho fatto bene. La pizza non la digerisco. Mai digerita, anche quando non ero invischiata dei DCA. Non l'ho digerita neanche sottoforma di regalo di compleanno. E ho avuto un terribile mal di pancia tutta la notte. Che non mi ha permesso di dormire. Che non mi ha fatta alzare dal letto alle sette. Cosa che non mi ha permesso di poter andare a correre. Cosa che mi ha fatto incazzare. E la giornata comincia un po' in salita. Anzi, comincia sulla cyclette. E senza colazione, per punizione. 
Quello che mi chiedo è: perchè preferisco svegliarmi col mal di testa la pancia vuota e i piedi leggeri piuttosto che riposata non affamata ed energetica? Forse sentirmi in salute mi fa stare male. 
Perchè le cose si guadagnano, e io non me le merito.

mercoledì 22 giugno 2011

I

Ho la mia magrezza, che non è mai abbastanza.
Ho le mie amicizie andate a rotoli.
Ho i miei capelli che una volta erano bellissimi ma che ora non lo sono più. [e ringrazio non so chi di averli ancora]
Ho i miei bei voti, dei quali non mi interessa poi così tanto.
Ho le mie soddisfazioni, che facilmente si annullano con una pizza per svanirci dentro.
Ho una connessione wi-fi che mi permette di essere in contatto con il mondo 24h/24 e sola come un cane per ogni mia giornata.
Ho un blog ma non ci scrivo mai.
Ho le mie canzoni che lentamente sto dimenticando.
Ho una casa piena di specchi, e faccio sempre lo stesso percorso per evitarli tutti.
E' incredibile come tutto possa essere relativo e sterile.
In questo momento mi trovo su una linea di confine: esattamente nel punto in cui tutto si sposta alla luce del sole e diventa manifesto.
Posso scegliere. Scelgo di mangiare la pizza e magari anche un assaggio di torta, e sarò normale. E non correrò chilometri in solitudine per scacciare il senso di colpa e non mi peserò e mi dimenticherò di tutto questo. Scelgo di rimanere a casa, senza cena per l'ennesima serata e domani appena sveglia sentirò non so quale potere pervadermi tutta. Lo farò stupidamente, badate bene, con quanta più superficialità io possieda. Mi sentirò leggera e soddisfatta e stupida e malata.
Ma per stasera mi butterò su un grigio. Un mix. Una sfumatura, sottile e sbiadita. Mangio la pizza, faccio la brava. Magari anche con i funghi. O forse no, margherita senza bordi andrà più che bene. Anche solo mezza, la mangio. 400 kcal? Più le 180 di oggi fanno 580, potrei addirittura concedermi la torta. Come vorrei dimenticare come si ragiona così. A calcolare continuamente, ad avere questa paranoia nel cervello. Non lo so quando è cominciato. O forse lo so ma mi fa male ricordarlo.
Perchè vedete, sono su una linea di confine. Ma ho paura di aver già fatto la mia scelta.

Scrivo queste memorie, questi pensieri, questo diario, per me. Lo faccio come una sorta di terapia, di specchio per la mia mente. Questa non sono io, ma sono convinta di una cosa: che per uscire da tutto questo sia necessario imparare a conoscermi di nuovo. 
Buona fortuna a me.