Ho fatto una cosa orribile.
Il giorno di Pasqua ho vomitato davanti a mia cugina.
Eravamo a tavola, io ero piena oltre ogni misura, avevo cominciato bene ma poi ho perso il controllo e ho ingurgitato veramente troppo cibo.
Sedute accanto, le mando un sms.
L'ho fatto perchè mi è venuto in mente che 3 anni fa, quando avevo già il dca ma non era ancora fisicamente manifesto, eravamo andate a mangiare una pizza con gli zii, cosa che ci aveva messo sotto pressione: io perchè mangiavo circa 600/700 kcal di frutta e verdura, lei perchè è molto sportiva e attenta (ho sempre pensato che avesse un dca, in realtà ciò che la preoccupa è solo la qualità dei cibi, per esempio mette l'olio nell'insalata senza misurarlo, cosa che io trovo estremamente ansiogena) . Ricordo che quella sera dopo aver mangiato siamo andate in bagno insieme. A un certo punto lei si gira e mi sa "Ima sono così piena. Vorrei vomitare ma non ci riesco. Tu lo sai fare?" No, rispondo, ma possiamo provarci. Ci proviamo, ma non riusciamo. Lei dice
meglio così
a distanza di 3 anni le mando un sms per non farmi vedere dagli altri.
"sono troppo piena"
"Anche io"
"andiamo a vomitare"
"non so farlo"
"fidati"
andiamo al bagno di sopra, lei mi guarda. Io sono un po' in imbarazzo, come dovrei comportarmi? Dovrei mascherare la meccanicità dei movimenti che suggerisce quanto io sia avvezza a vomitare? Dovrei farla uscire fuori? Dovrei dirle, molto semplicemente, che sono bulimica?
Lei mi guarda, forse si accorge del fatto che io stia esitando.
"E adesso?"
E adesso, rispondo, e adesso è l'ora di svuotarsi.
Succede in fretta, con la coda dell'occhio percepisco il suo sguardo attonito. Mi tolgo gli occhiali lego i capelli apro l'acqua del bidet alzo la tavoletta due dita in gola e parto. Il primo round non va bene, sono tesa, non dovrei fare quello che sto cercando di fare davanti a un'altra persona, ma lei continua a scrutarmi, forse pensa che io la voglia impressionare in un qualche modo, farle vedere che anche se io sono grassa so vomitare e lei no. Mi riabasso sul cesso e la seconda volta butto giù l'anima. Non riesco a farne a meno, a un certo punto dico quello che dico ogni volta
che schifo
e poi più a bassa voce
sono uno schifo
mi alzo, ho la faccia gonfia ma non troppo, non ho sforzato perchè so che dovrò scendere di nuovo e non voglio che tutti si accorgano di quello che fa Ima, studentessa modello fuorisede.
Sciacquo il viso, lavo i denti, passo la cipria, completo il mio rito. Poi mi volto verso di lei. Lei è in silenzio. Ciò che mi colpisce è il suo sguardo. Tra l'orrore e l'ammirazione.
dice
come fai, Ima?
Sento una responsabilità su di me. Potrei insegnarle, svelarle ogni trucco, dirle che si fa così così e così e invece le dico
guarda non so, quando mangio così tanto basta premere la pancia ed esce tutto.
Ma hai messo anche le dita in gola, mi dice.
Sto in silenzio. So di avere delle vistose cicatrici sulla mano destra, voglio che lei continui a pensare che siano per via dei detersivi.
Boh, l'ho fatto così, le dico.
Mi chiede, vistosamente preoccupata, se io lo faccia sempre.
Ma no ma no, che dici, non mangio mai così, lo sai, è solo per svuotarmi un po' per non sentirmi tutto sullo stomaco.
Lei non risponde. Io intanto sono pronta.
Ho fatto, dico. Se non devi fare nulla possiamo anche andare.
Mia cugina indietreggia verso la porta, ora mi sembra solo impaurita. Forse ha visto le cicatrici. Forse mi ha semplicemente guardato in faccia, paonazza, gonfia, colpevole.
No no, non so farlo bene come lo hai fatto tu. Meglio andare via. Non so farlo.
E aggiunge:
ma forse è meglio così.