martedì 19 febbraio 2013

XXXVI

Numeri nella testa, numeri negli occhi, numeri ovunque. Tempo, ore, minuti, secondi. Calorie, addominali, scale, passi. Numeri anche nelle parole, nelle emozoni, ordine, tàxis, kòsmos. Un attimo dopo tutto è chàos, disordine, sproporzione, abisso. Avete mai provato a misurarlo? Impossibile. 
Posso tentare di catalogare tutto, meno il vuoto che ho dentro. 
E infatti non posso neppure descriverlo.


Sto scavando, ma le unghie si spezzano.

domenica 17 febbraio 2013

XXXV - Das Unheimliche

[Das Unheimliche, ovvero L'Inquietante in quanto sconosciuto ed estraneo. In sanscrito la radice "hm" indica proprio il luogo degli affetti.]

Le ultime evoluzioni del mio malessere mi fanno stare sempre peggio. Scoperto come liberarmi del fardello che potrebbe gravare sul mio stomaco ho scoperto anche fin dove la mia perversione possa spingersi. La mia è dipendenza. Addiction, in inglese suona meglio. Programmare cosa comprare per riempirmi fino a stare male, pensare solo di uscire di casa apposta per farlo, e successivamente chiudermi in camera, mangiare e rigettare tutto. Questa è dipendenza. 
Non nascondo di essere sempre più inquieta. 
Fino adesso sono stata in grado di diventare tutto ciò che non avrei mai lontanamente immaginato. 

Ima depressa? Ma guarda, ride sempre, e che bel sorriso!
Ima anoressica? Ma come, è così una buona forchetta!
Ima bulimica? Ma se non sa vomitare!

Invece sono qui, un mix che si evolve sempre peggio, un atomo sul punto di implodere. 
Perchè vedete, in me c'è un'energia così potente da non riuscire a contenerla. Ed è la mia energia la mia perversione più grande, impiegare energie è riversare all'esterno le mie perversioni, spendere 20 euro in rosticceria, digiunare, fare ginnastica prima di andare a dormire e appena sveglia al mattino, controllare che le mie ossa siano al loro posto mentre faccio la doccia. Dicevo che i miei nervi non sono più quelli di una volta, forse sono diventati ancora più saldi, pronti a sostenere chissà quali nuove dipendenze; rimuginano su altri modi per farmi del male. 
Io glielo lascio fare. 

(?) 

Ima, sei per caso dimagrita questa settimana?

venerdì 15 febbraio 2013

XXXIV

x:"Fai sport?"
Ima:"Beh.. ho fatto nuoto agonistico per 10 anni.."
x:"ah, però! Dalle tue spalle non si direbbe.. cioè è tanto che hai smesso no? Le nuotatrici in genere sono abbastanza muscolose."

Mi pesa particolarmente presentarmi, ricordarmi chi ero. Ripensare a quando ero io e non questo mostro che sono diventata. Capelli tinti compresi. 
Odio dover giustificare la mia esistenza, prima ero così, adesso non più, è evidente anche senza sottotitoli, mi pare. 
Parlando con l'interlocutore di cui ho citato le domande sopra, ho riscontrato una certa difficoltà a rimanere lucida. Gli anni in cui nuotavo e stringevo il mondo in pugno mi sembrano ormai lontanissimi, le mie felicità sbiadite, la mia personalità anche. Eppure è stato reale, su questo non c'è alcun dubbio, le mie medaglie sono ancora appese nella mia camera e si prendono gioco di me, mi sussurrano "tu sei stata anche questo una volta." Ma ora è tutto molto diverso. Non c'è premio che possa soddisfarmi, non c'è soddisfazione che possa bastarmi, non mi basta raggiungere un obiettivo perchè so che dopo ce ne sarà un altro e poi un altro e poi un altro ancora. E si potrebbe andare avanti così all'infinito ma mai riuscirei ad apprezzare le cose come un tempo, ad accettarle quali esse siano, ad accettare la mia esistenza. 
Non ho più le spalle muscolose, nè gli occhi che ridono. Mia nonna lo diceva sempre, diceva "Ima somigli tanto a tuo nonno, anche lui rideva con gli occhi". Adesso 3 anni di apparecchio ortodontico mi hanno fornito di una dentatura pressocchè perfetta, ma il mio sorriso è meccanico e i miei occhi pur sempre vuoti. 
Ho fatto nuoto agonistico per 10 anni, ho lottato, ho fatto ore e ore di allenamenti al giorno anche più volte al giorno e miglioravo i miei tempi. Badate bene, miglioravo i miei tempi, qualche volta vincevo anche nelle gare, ma questo non era fondamentale. Il mio premio più grande era essere diventata un po' migliore, aver raccolto i frutti di tutto quel tempo passato ad andare su e giù per una vasca. E non mi interessava di bruciare calorie o dimagrire, riuscivo ad assaporare l'acqua nel suo scivolarmi addosso, a godere del silenzio che avvolge le orecchie durante una virata e dell'aria che entra nei polmoni a fine gara. 
Respiravo. 

mercoledì 13 febbraio 2013

XXXIII - control

5 giorni di controllo
di cibi sani 
di pasti ridicoli 
di sorrisi falsi 
di mal di testa 
di paranoia 
di stupidità 
di studio non troppo produttivo 
di freddo 
di ricordi 
di insonnia 
di finta felicità 
di vuota tranquillità

.

martedì 12 febbraio 2013

XXXII - dubbi

Du bist am Ende - was du bist.
Setz dir Perücken auf von Millionen Locken,
Setz deinen Fuß auf ellenhohe Socken:
Du bleibst doch immer, was du bist. 

(Goethe, Faust, vv. 1806-1809)


["In fondo sei quello che sei. / Mettiti parrucche con milioni di riccioli, / colloca il piede su coturni alti un braccio: / tu resti sempre quello che sei."]

E io che sono? 

lunedì 11 febbraio 2013

XXXI

Contare anche le calorie del dolcificante e annotarle sulla mia agendina, è un non senso. 
Per questo lo faccio. 

Dieci secondi di soddisfazione al giorno.

venerdì 8 febbraio 2013

XXX

I miei nervi non sono più quelli di una volta. 
Non reggo la fame come una volta. 
Non ho l'ansia di svegliarmi alle 5 e 30 per fare ginnastica, ogni giorno, e farlo due volte al giorno almeno.
E anche in caso di eccessivo consumo di carboidrati semplici grassi saturi insaturi fritti ecc ecc non ho paura di mettermi due dita in gola e violarmi ogni sera.  
Certe volte la stanchezza mi pervade, è la mia anima che lotta contro me stessa. Mi dice "perchè, Ima?" e io non so mai rispondere. 
Evito di farmi questa domanda in privato, non mi piacciono i silenzi imbarazzanti. 
Ma ogni tanto, come un'eco..
Perchè, Ima?
Ed è una tortura. Mi ricorda che forse c'era un perchè, a monte. Un motivo assoluto, così importante e fondamentale, una radice ancorata chilometri e chilometri sotto al terreno diventata carne e sangue. Ma adesso. Adesso io l'ho dimenticato, il perchè. 
Non per questo smetto di sbagliare. Sarebbe troppo semplice. Cado in errore forse  con maggiore consapevolezza, ma c'è qualcosa dentro di me che mi impedisce di fare diversamente. 
La verità è che i miei nervi non sono più quelli di una volta. 
Ogni strada percorsa si è rivelata una delle tante vie del labirinto che in se stesso si chiude; senza meta, il più grande premio sarebbe semplicemente trovare quel punto in cui la terra sotto i piedi sprofondi nel nulla.

Tutto questo prima o poi cambierà o io sarò già morta. 

martedì 5 febbraio 2013

XXVIII - waking up

Quanto tempo è passato? Quanto male mi sono fatta, nell'attesa? Quante colazioni quanti pranzi quante cene sono finite nel cesso? Quanti giorni ho passato a letto guardando il soffitto per la fame? La risposta a tutto questo è: troppo poco. Troppa poca sofferenza, troppo poco tempo, o forse troppo poco coraggio, sarà così. Ima, sei tu, ma sei diventata ancora peggiore. Pensavi non si potesse andare più giù e invece lo hai fatto. Lo fai sempre. Probabilmente continuerai a farlo perchè è l'unica cosa che sai fare. 


Quando mi guardo allo specchio in giorni come questo, guardo all'indietro, nei ricordi più profondi. 
La mia bambola preferita era di ceramica: aveva i capelli rossi e le lentiggini, e le lentiggini erano ciò che adoravo nella mia bambola preferita. Erano pennellate date così, senza troppa cura, di una certa inopportuna naturalezza.
Mio fratello la fece cadere, la bambola in mille pezzi.
Cercai quella bambola nelle persone, nel mondo, ma soprattutto in me stessa.
A distanza di tempo, e quando mi guardo allo specchio in giorni come questo e guardo all'indietro nei ricordi più profondi, guardo anche il mio riflesso, penso che andrò in frantumi come la mia bambola: i capelli sono rossi, sì, ma bruciati per le troppe tinte; la pelle è chiara, sì, ma grigia e spenta, polverosa; e soprattutto, qualcuno saprebbe dirmi in cosa, precisamente, si avvicinino i miei capillari scoppiati a quelle magnifiche lentiggini? La faccia a pois, gli occhi gonfi, la testa che pulsa, la gola a pezzi. 
Dubito che la mia bambola sentisse tutto questo. 
Forse era per via delle lentiggini. 



Ima