mercoledì 27 marzo 2013

LIV - stanchezza

Vorrei guarire ma non ce la faccio. 
Vorrei tornare indietro, io sono sicura che se qualcuno si fosse accorto [me compresa] di quello che mi stava succedendo.. sarebbe finita lì. E invece ecco un'altra sera, l'ennesima, finita con la testa nel WC. 
Dopo aver vomitato mi guardo allo specchio e penso che domani non mi abbufferò e non ci sarà bisogno di vomitare più, penso che mangerò solo cose verdi e sane ecc ecc.
Ma io sono stanca. 
Sono stanca di questi compromessi. 
Io non ho più voglia di vomitare o di mangiare cose sane e insipide per paura di farlo e per non ingrassare, vorrei mangiare quel che mi va quando mi va come suggerisce l'istinto di sopravvivenza.
Io non ho più voglia di guardarmi allo specchio e vedere un giorno le ossa, un giorno il grasso. 
Non voglio nemmeno più guardarmi, non mi interessa. 
Sono stanca di lottare ogni giorno, di evitare la vita a tutti i costi per non so quale inutile tranquillità prima di dormire. 
Vorrei solo essere normale, avere altri pensieri per la testa, concentrarmi sulle cose che mi circondano come farebbe chiunque. 
E invece ho mostri nel mio cervello che mi suggeriscono di uccidermi ogni giorno
voglia di dimagrire per non si sa quale motivo 
voglia di sentire vuoto nel mio stomaco 
paura di questo vuoto che mi divora 
riempirlo, Ima riempi questo vuoto 
ma poi come sopportarlo? 
Ima svuotati. 
Io eseguo. 

E così è un altro giorno. 
Sono molto stanca.

2 commenti:

  1. Come ti capisco. Io passo le mie giornate nel bagno. So fare solo quello. E' stancante...ma... non si riesce a fare nulla per tirarsi fuori. Perchè? Mi chiedo perchè tutti sono felici e allegri davanti ad una pizza e noi no? Noi siamo schiave... e il bello è che ci piace, almeno a me piace.

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  2. Io qualche anno fa scrivevo così:

    "30 Marzo"

    Già Marzo sta finendo
    La primavera sfiora i tendini
    Ma non li calma.
    Dentro, il solito marasma
    Mentre i fiori sbocciano
    Mentre dovrei essere
    Alla primavera della vita.
    Sono in ritardo
    Mentre l’anima trasuda
    Da ogni prato incolto
    Mentre il corpo suda
    Pur essendo morto
    Mentre tutto corre
    Quando io resto a sedere
    E guardo la mia vita
    accadere.
    Il calendario, la data, l’ora
    Mi dicono che dovrei sbrigarmi
    Mi dicono che dovrei rialzarmi
    E invece indugio ancora.
    Cos’è questa paura
    che mi paralizza
    che dà spazio nel mio essere
    Ad ogni mia bizza
    Perché nella natura
    Vivere è un istinto
    Mentre per me è ogni minuto
    Così dura…
    Guardo le rondini che tornano
    La luce prepotente
    Tutto che si svela
    Mentre io mi sento niente
    Non so se sono bocciolo
    O qualcosa di morto
    Dato in pasto al suolo
    So solo che mentre tutti
    Dispiegano le vele
    E nel pentagramma
    Hanno trovato il loro tono
    Io non so dove andare
    Non sento alcuna musica
    E se fisso lo specchio
    Non so neanche
    Chi sono.

    Sono passati anni, adesso. Per certi versi ho fatto molti passi avanti, per certi versi sono ancora lì. Può essere cresciuta la volontà di cambiare, posso aver fatto un milione di cose, trovarmi in un altro posto, tentare di viaggiare, di conoscere, di studiare qualcosa che mi interessa, di raccogliere in giro motivazioni per dispiegare le vele… ma una parte di me resterà sempre lì. L’esaltazione di anni fa, quel senso di controllo totalizzante… sono un infinitesimo dell’infinita sofferenza che tutto questo comporta. Sorella. Avrei voglia di stringerti la mano. Vorrei che chiudessimo gli occhi insieme per poi riaprirli e dirci che è stato un brutto sogno. Io ti sono vicina, sono nel tuo stesso vortice… e sono stufa di starci. E sei stufa anche tu. È molto rischioso (ma forse anche l’unica cosa possibile) quella che dobbiamo trovare il coraggio di fare: ribellarci interamente a un delirio che di intero non ci lascia più niente.

    Ti abbraccio forte forte...

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