martedì 30 aprile 2013

LXV - aria al vetriolo



Un corpo instabile
le sue gioie ostentate:
è l'Anima in frantumi
schegge di vetro incorniciate

sabato 27 aprile 2013

LXIV - censure poco eleganti

Vorrei scrivere tante cose, di come non riesca a studiare questi giorni, di come abbia abusato del mio tempo libero [che non ho] per continuare a bere e fumare cercando di non pensare [e in parte ha funzionato], vorrei scrivere che ho dovuto aspettare 20 anni per avere un episodio di acne junevilis, che ho paura di non riuscire a fare gli esami nei tempi previsti, ho mal di testa. Vorrei scrivere che il giorno del mio compleanno sono stata da  mia cugina e mia zia  e quest'ultima alle 19 era già ubriaca e barcollando mi ha guardato dicendo "Ima, ma quanto cazzo sei dimagrita? Di nuovo?" , vorrei scrivere che mia cugina l'ha guardata malissimo ma che ormai era troppo tardi, e che in fondo è stato un gran compleanno di merda, i miei 20 anni, perchè io avrei voluto solo fumare e non pensare più e invece dovevo fingere di far parte di una happy family annegata nell'alcol senza pater familiae con un gatto che caga precisamente a ora di cena. 
Vorrei scrivere tante cose, scriverle anche bene ma non mi va poi tanto perchè tutti i pensieri affollano la mia testa e non avrei la pazienza per separarli l'uno dall'altro, mi mangio le unghie, con lo smalto sopra anche, me ne pento un attimo dopo ma queste sono cose che capitano. Com'è capitato di vomitare parecchio questi giorni, ma solo durante la notte, com è capitato di non mangiare proprio nulla o di fare un pasto unico, tipo i cani. 
La mia demotivazione aumenta sempre più. 
vorrei andare al letto ma poi sarei nuovamente sola, invece se tengo aperto il pc la connessione wi-fi mi dà l'illusione di essere in contatto con il resto del mondo mentre io vorrei solo essere in contatto col mio cervello. 
Che casino. 
Ma forse è solo una crisi post-svarione.

lunedì 22 aprile 2013

LXIII - autoanalisi

Ho trovato vecchia roba scritta nel 2010, ne ho avuto paura. E in altri appunti del 2008 ho trovato le stesse paranoie che mi assillano ancora adesso. Ciò va a sostegno della mia teoria, del fatto cioè che io abbia avuto da sempre una predisposizione a un DCA, oppure sto solo ragionando a posteriori cercando di ricondurre tutto a un'unità comprensibile, cosa possibile anche questa.
Tornando all'argomento principale devo ammettere di essere rimasta colpita dall'evoluzione che sono riuscita a scorgere nei miei pensieri annotati qua e là su quaderni vari. Tralasciando lo stile più o meno "hounacrisiadolescenzialenessunomicapisceandatetuttivia" ci sono alcuni motivi che si ripetono. Ora, evitando spocchiosità quali l'autocitazione (il che sarebbe ancora più ridicolo vista la bassa qualità di ciò cui dovrei far riferimento) mi limito a sottolineare alcuni punti, o meglio la presenza di alcuni elementi che si ripetono: vuoto, tristezza, silenzio, e fin qui siamo nelle crisi adolescenziali. Ma poi, nel 2008, scrivevo come una specie di lettera all'odio, odio che ritrovavo soprattutto nello specchio. 
Stiamo parlando del 2008, 5 anni fa.
E nel 2007, annotavo qualcosa come il desiderio di voler provare a fare tutto ciò che c'era di estremo per vedere di smuovere la situazione. Situazione che non sto qui a spiegarvi, sarebbe complicato e in fondo non vi interesserebbe neppure, basti sapere che era sicuramente una situazione di stallo, apatia, una specie di limbo. Insomma, in quegli scritti ci sento non solo una tristezza fuori dal comune (e in effetti ricordo quanto fosse catartico per me scrivere, quelli erano tra l'altro cose che non facevo leggere a nessuno), ma ci vedo anche i presupposti di tutta la mia malattia.
Emerge chiaramente la parola rifiuto. 
è scritta ovunque. prepotentemente. 
Rifiuto (di mio fratello, di mia madre, di una persona che credo di avere amato) e fallimento (in vari campi, non da escludere, il nuoto). O meglio, fallimento proveniente dal rifiuto ("tutti sono meglio di me, è per questo che fallisco in tutto"). Insomma qualcosa del genere. Rifiuto di qualcun altro che diventa rifiuto per me stessa. Ecco la parabola dei miei ultimi anni, ma queste cose le sapevo già. 
Non so che cavolo mi sia messa in testa stasera.
Forse solo rendermi conto che fossi depressa già prima del DCA. E che in fondo non ho avuto scelta. Una giustificazione o qualcosa di simile.

Oggi 500g di fragole, 1 limone.
Mi gira la testa.


domenica 21 aprile 2013

LXII - so much for so little

Anche oggi una mela di troppo, ma i numeri si dimezzano.
Ci ho pensato bene. O meglio, ci ho pensato molto.
Ho addosso una strana forza.
Domani non avrò bisogno di mangiare. 

I crampi allo stomaco - ho bisogno solo di quelli. 
Ma non chiedetemi perchè.

Ho solo addosso, una strana forza.. la conosco già. 
E lei conosce me. 
Mi controlla.

sabato 20 aprile 2013

LXI - under pressure



L'odore di pioggia
e del vento

settembre prima del tempo




Lo stomaco dolente, è vuoto da  ieri mattina. Non voglio che questo dolore finisca, è violenza dolce.

giovedì 18 aprile 2013

LX - katatonia

560, una mela di troppo. 
Sono ossessionata, di nuovo. La mattina sento un'incredibile voglia di digiunare, poi il mio corpo non essendo più abituato a queste follie mi richiama e se voglio studiare qualcosa devo mangiare una mela in più.
Sono triste.
Demotivata.
Insensata. 
Studio ma non so come andrà a finire.
Se avrò la borsa di studio. 
Se riuscirò a fare quello che voglio. 
Sono cosciente del fatto che tutto potrebbe andare a rotoli, come è successo fino ad oggi. 
E intanto vorrei solo che qualcuno, anche uno sconosciuto, si peoccupi della mia esistenza. 
Insegnerebbe a farlo anche a me.

Sono sterile stasera. 
Forse la mela non c'entra poi così tanto. 

Sigaretta, studio.

mercoledì 17 aprile 2013

LIX -falling

Lunedì 445.
Martedì 527. 
Oggi 590. 

Occupo davvero troppo spazio. Quando cammino sembro un mammut. Quando mi vesto la mattina trattengo a stento il vomito. 
Devo impegnarmi di più. 
Da domani a letto senza cena.

lunedì 15 aprile 2013

LVIII - quasi un quinto di secolo

Tra poco sarà il mio compleanno, e sì, avrò 20 anni. Non sarò più una teen-ager quindi molte delle stronzate che faccio non avranno nessuna giustificazione. Un quinto di secolo. Del quale quasi un quarto è stato sprecato.
Ottimo.
No grazie, la torta proprio non la voglio.

domenica 7 aprile 2013

LVII - noch einmal

Una scadenza, il mio compleanno, per essere migliore. Ho poco tempo e dovrò impegnarmi. Per fortuna la mia iperattività mentale stimola anche quella fisica, cosicchè anche se ieri ho vomitato l'anima e stamattina ho ingerito circa 400 kcal solo a colazione non mi odio poi così tanto. Si risolve tutto con molta acqua, insalata per cena, esercizi prima di andare a letto, e libri. Sì, dovrebbe funzionare. 
Il  mio esaurimento nervoso mi ha spinto a sospendere lo studio per mettere in ordine la camera, così adesso non ho più scuse per fare cose fuori programma. 
Non voglio che l'estate arrivi di nuovo sul mio corpo enorme. 
Almeno una volta nella vita mi piacerebbe poter andare in giro sotto il sole senza vergognarmi. O forse questa sensazione l'ho già provata, ma la bramo incredibilmente. 
Ima deve diventare migliore, è il nuovo imperativo categorico. 
Deve studiare bene ciò che è necessario, deve fare un po' di esercizi ogni giorno, deve smettere di mangiare e vomitare e conseguentemente dimagrire, deve diventare migliore. 
E non mi interessa quante volte abbia detto "smetto di vomitare" per poi rifarlo il giorno dopo. 
Lo dico ancora una volta, noch einmal. Non posso più rimandare. Devo rispettare delle scadenze, ora.

giovedì 4 aprile 2013

LVI - Warum?

Forse decidere di smettere di fumare in questo periodo non è stata una grande trovata. 
Perchè fumare mi fa passare il tempo.
Ciò che è accaduto pomeriggio è prevedibile. 
Incurante della pioggia sono uscita e con tanto di pigiama sotto il cappotto mi sono recata al supermercato, proprio come nei film. 
BOOM.
Ma perchè? 
Devo impegnarmi sul serio. 
Così non si va da nessuna parte. 
E sì, maledizione, mi accendo una sigaretta ora. 

martedì 2 aprile 2013

LV - something's wrong

Ho fatto una cosa orribile. 
Il giorno di Pasqua ho vomitato davanti a mia cugina. 
Eravamo a tavola, io ero piena oltre ogni misura, avevo cominciato bene ma poi ho perso il controllo e ho ingurgitato veramente troppo cibo. 
Sedute accanto, le mando un sms. 
L'ho fatto perchè mi è venuto in mente che 3 anni fa, quando avevo già il dca ma non era ancora fisicamente manifesto, eravamo andate a mangiare una pizza con gli zii, cosa che ci aveva messo sotto pressione: io perchè mangiavo circa 600/700 kcal di frutta e verdura, lei perchè è molto sportiva e attenta (ho sempre pensato che avesse un dca, in realtà ciò che la preoccupa è solo la qualità dei cibi, per esempio mette l'olio nell'insalata senza misurarlo, cosa che io trovo estremamente ansiogena) . Ricordo che quella sera dopo aver mangiato siamo andate in bagno insieme. A un certo punto lei si gira e mi sa "Ima sono così piena. Vorrei vomitare ma non ci riesco. Tu lo sai fare?" No, rispondo, ma possiamo provarci. Ci proviamo, ma non riusciamo. Lei dice
meglio così 
a distanza di 3 anni le mando un sms per non farmi vedere dagli altri. 
"sono troppo piena"
"Anche io"
"andiamo a vomitare"
"non so farlo"
"fidati"
andiamo al bagno di sopra, lei mi guarda. Io sono un po' in imbarazzo, come dovrei comportarmi? Dovrei mascherare la meccanicità dei movimenti che suggerisce quanto io sia avvezza a vomitare? Dovrei farla uscire fuori? Dovrei dirle, molto semplicemente, che sono bulimica?
Lei mi guarda, forse si accorge del fatto che io stia esitando. 
"E adesso?" 
E adesso, rispondo, e adesso è l'ora di svuotarsi. 
Succede in fretta, con la coda dell'occhio percepisco il suo sguardo attonito. Mi tolgo gli occhiali lego i capelli apro l'acqua del bidet alzo la tavoletta due dita in gola e parto. Il primo round non va bene, sono tesa, non dovrei fare quello che sto cercando di fare davanti a un'altra persona, ma lei continua a scrutarmi, forse pensa che io la voglia impressionare in un qualche modo, farle vedere che anche se io sono grassa so vomitare e lei no. Mi riabasso sul cesso e la seconda volta butto giù l'anima. Non riesco a farne a meno, a un certo punto dico quello che dico ogni volta 
che schifo
e poi più a bassa voce
sono uno schifo 
mi alzo, ho la faccia gonfia ma non troppo, non ho sforzato perchè so che dovrò scendere di nuovo e non voglio che tutti si accorgano di quello che fa Ima, studentessa modello fuorisede. 
Sciacquo il viso, lavo i denti, passo la cipria, completo il mio rito. Poi mi volto verso di lei. Lei è in silenzio. Ciò che mi colpisce è il suo sguardo. Tra l'orrore e l'ammirazione. 
dice
come fai, Ima?
Sento una responsabilità su di me. Potrei insegnarle, svelarle ogni trucco, dirle che si fa così così e così e invece le dico 
guarda non so, quando mangio così tanto basta premere la pancia ed esce tutto. 
Ma hai messo anche le dita in gola, mi dice. 
Sto in silenzio. So di avere delle vistose cicatrici sulla mano destra, voglio che lei continui a pensare che siano per via dei detersivi.
Boh, l'ho fatto così, le dico. 
Mi chiede, vistosamente preoccupata, se io lo faccia sempre. 
Ma no ma no, che dici, non mangio mai così, lo sai, è solo per svuotarmi un po' per non sentirmi tutto sullo stomaco. 
Lei non risponde. Io intanto sono pronta. 
Ho fatto, dico. Se non devi fare nulla possiamo anche andare. 
Mia cugina indietreggia verso la porta, ora mi sembra solo impaurita. Forse ha visto le cicatrici. Forse mi ha semplicemente guardato in faccia, paonazza, gonfia, colpevole.
No no, non so farlo bene come lo hai fatto tu. Meglio andare via. Non so farlo. 
E aggiunge: 
ma forse è meglio così.