lunedì 22 aprile 2013

LXIII - autoanalisi

Ho trovato vecchia roba scritta nel 2010, ne ho avuto paura. E in altri appunti del 2008 ho trovato le stesse paranoie che mi assillano ancora adesso. Ciò va a sostegno della mia teoria, del fatto cioè che io abbia avuto da sempre una predisposizione a un DCA, oppure sto solo ragionando a posteriori cercando di ricondurre tutto a un'unità comprensibile, cosa possibile anche questa.
Tornando all'argomento principale devo ammettere di essere rimasta colpita dall'evoluzione che sono riuscita a scorgere nei miei pensieri annotati qua e là su quaderni vari. Tralasciando lo stile più o meno "hounacrisiadolescenzialenessunomicapisceandatetuttivia" ci sono alcuni motivi che si ripetono. Ora, evitando spocchiosità quali l'autocitazione (il che sarebbe ancora più ridicolo vista la bassa qualità di ciò cui dovrei far riferimento) mi limito a sottolineare alcuni punti, o meglio la presenza di alcuni elementi che si ripetono: vuoto, tristezza, silenzio, e fin qui siamo nelle crisi adolescenziali. Ma poi, nel 2008, scrivevo come una specie di lettera all'odio, odio che ritrovavo soprattutto nello specchio. 
Stiamo parlando del 2008, 5 anni fa.
E nel 2007, annotavo qualcosa come il desiderio di voler provare a fare tutto ciò che c'era di estremo per vedere di smuovere la situazione. Situazione che non sto qui a spiegarvi, sarebbe complicato e in fondo non vi interesserebbe neppure, basti sapere che era sicuramente una situazione di stallo, apatia, una specie di limbo. Insomma, in quegli scritti ci sento non solo una tristezza fuori dal comune (e in effetti ricordo quanto fosse catartico per me scrivere, quelli erano tra l'altro cose che non facevo leggere a nessuno), ma ci vedo anche i presupposti di tutta la mia malattia.
Emerge chiaramente la parola rifiuto. 
è scritta ovunque. prepotentemente. 
Rifiuto (di mio fratello, di mia madre, di una persona che credo di avere amato) e fallimento (in vari campi, non da escludere, il nuoto). O meglio, fallimento proveniente dal rifiuto ("tutti sono meglio di me, è per questo che fallisco in tutto"). Insomma qualcosa del genere. Rifiuto di qualcun altro che diventa rifiuto per me stessa. Ecco la parabola dei miei ultimi anni, ma queste cose le sapevo già. 
Non so che cavolo mi sia messa in testa stasera.
Forse solo rendermi conto che fossi depressa già prima del DCA. E che in fondo non ho avuto scelta. Una giustificazione o qualcosa di simile.

Oggi 500g di fragole, 1 limone.
Mi gira la testa.


3 commenti:

  1. Ti leggo sempre, se non commento è perchè le mie stesse parole mi nauseano un po' in questo periodo e tu non meriti affatto frasi fatte e scontate. Però ci tengo a farti sentire la mia presenza. A volte rileggere qualche pagina più indietro ci da lo spunto per interpretarci meglio e andare avanti, forse. Quanto vorrei avere ancora i miei diari..ritroverei molto di quello che sono. Invece li ho bruciati, veramente, mi sentivo molto in mood vivo-in-un-film. Io distruggo sempre tutto, e almeno quello lo so fare alla grande!

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    1. Ti ringrazio, anche io il più delle volte non commento, le parole certe volte sono solo una cornice che non si intona all'ambiente. Anche se questo deve essere uno spazio libero per tutti e per tutto quello che ci passa per la testa, quindi non esitare a scrivere :)
      Ti stringo,
      Ima

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  2. Nessuno sceglie un male sapendolo tale, ma solo se ad un certo momento della propria vita, per sbaglio, lo vede come un bene rispetto ad un qualcos'altro che percepisce come un male maggiore...

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