venerdì 26 settembre 2014

Saltello di nuovo in questo posto, dopo averlo abbandonato per l'ennesima volta. 
Niente più numeri romani, è una notazione troppo scomoda. Che queste lettere a me stessa siano capitoli della medesima storia si comprende già da sé. 
Qualcosa in me si è spezzato. è indelebile e io non posso farci proprio nulla. Non potrò mai farci nulla. Troppo meccanicamente sfilo dal polso l'elastico, lego i capelli che ho deciso di tranciare nuovamente e metto quella mia testa nel water. Non troppo spesso. Ma troppo meccanicamente. 
Ho tagliato i capelli proprio come quando qualcosa si è spezzato in me per la prima volta. 
Guardandomi allo specchio sapevo di poter fare tutto del mio corpo, di poterlo martoriare in nuovi e infiniti modi, e che nessuno avrebbe potuto dirmi nulla. Perché io potevo farmi soffrire di un male continuo e silenzioso. Cominciai a perdere capelli. Sapevo il motivo ma continuavo a uccidermi su quella cyclette. I capelli rimanevano nelle mie mani quando li ravvivavo per sentirmi inutilmente bella. 
Allora li tagliai. 
Un fardello in meno, il taglio corto esaltava il mio viso mascolino e scavato. Sapevo di poter fare tutto del mio corpo. 

Oggi cosa so? So che il mio viso non è da malata. Che non ho tagliato i capelli perché mi cadevano, ma per il semplice fatto di volermi riguardare a distanza di anni per scoprire quale emozione ne avrei ricavato. 
Non saprei dire quale sia questa emozione. Forse è finita nel cesso insieme a tutto il resto. 

E mi sento sfiorire, inaridita dal mio odio che mi consuma. E mi rifiuto, e lo farò solennemente per sempre, e mai qualcuno potrà farmi troppo male. 
Sono abituata a ben altre torture. 
Perdono.