martedì 29 ottobre 2013

LXXXVII - sensi di colpa preventivi

Sveglia alle sei tutte le mattine.
Studio ginnastica studio ecc. .
Routine quotidiana.
Non ho bisogno di mangiare.
Oggi non mangerò.
Proprio come ieri.

Non so cosa stia inseguendo.
So di non essere un numero.
Ma mi attira l'idea di poterlo diventare.

Ripeto, non so cosa stia inseguendo.
Farò più male a me e a te.
Non riesco più a guardarmi negli occhi per l'odio che pulsa verso me stessa,
ma tu
potrai mai perdonarmi?

martedì 22 ottobre 2013

lunedì 21 ottobre 2013

LXXXIII - e tu chi sei?

Mi va di scrivere stasera. 
ma non so da dove cominciare. 
So solo che quest'estate ho perso una delle mie amicizie storiche. 
Sapete perchè?
Tralascerò i fatti, che oltre a essere troppo privati e lunghi, reputo siano solo stati la gocci ache ha fatto traboccare il vaso. 
Eppure non so come sia successo, non saprei riassumerlo.
Il punto è che io questa estate mi sono convinta di star meglio. Forse all'inizio stavo meglio davvero, fin quando non ho cominciato a prendere peso, oltre la taglia 38, oltre la 40. In molto poco tempo. 55 chili diceva la bilancia. Troppo, troppo. E il mio povero cervello è andato in tilt.
Ma il fatto non è questo. Non so se riuscirò a scriverlo veramente o se continuerò a girarci intorno come sto facendo. 

Lo dirò così: sono stata accusata da una persona che mi conosce da una vita, di essere un'attrice. Di essermi inventata un personaggio. Di non essere più me. 
Aggiungerò qualche particolare. 
Questa ragazza mi conosce da 10 anni. Ha conosciuto Ima solare e ambiziosa, Ima mangiona e sorridente. Poi ha conosciuto Ima depressa e grassa. Ima sempre ubriaca e grassa. E poi ha visto Ima cadere sempre più giù, Ima anoressica e col sorriso finto, Ima che digiuna e onnipotente. Mi ha visto riprendere peso e perderlo di nuovo, nella bulimia, nell'anoressia, nella bulimia di nuovo. Mi ha visto mutare e peggiorare in questi anni, mi è sempre stata vicina. E poi? Poi mi ha visto serena e senza pensieri per la testa. E mi ha accusato di essermi inventata un'identità. 
Trovo tutto questo estremamente preoccupante. 
Ho davvero lasciato che la mia malattia diventasse la mia identità? E che una volta VERAMENTE tranquilla -anche se per breve periodo- le persone mi giudicassero falsa? 
La lite non è stata neppure furiosa. 
Dopo aver capito l'orrore di quello che era successo.. ho accettato il solipsismo
e ho salutato freddamente. 

Chi sono? Chi sono per me? Questo posso scoprirlo e mi lascio tutto il tempo di questo mondo, almeno fino a quando non creperò.
Ma cosa lascio di me agli altri? 

Lo so che a 20 anni è un po' tardino per uno sfogo adolescenziale. 
Ma temo davvero
che nessuno mi conosca. 

Io non mi giudico. Tutto sommato mi vado bene così. Cerco di eliminare ciò che è negativo, mi impegno per essere migliore, apprezzo se non tento di uccidermi, nei momenti di ottimismo mi concentro su altro e mi piace quasi l'idea di esistere. 
Ma ho scoperto che questa mediocrità agli altri non va a genio. 

Mi sento molto sola adesso. Mi isolerò nei libri perchè mi rendo conto che sto facendo terra bruciata tutt'intorno a me. 
E oggi ho vomitato di nuovo. Come ieri. E anche ieri l'altro. 



La mia solitudine è dignitosa, la affronto a testa alta,
 ma se la guardo in faccia mi deride, mi ferisce,  fa ritornare tutte le solitudini del passato.
 è così: ogni solitudine contiene tutte le solitudini vissute.  

(Stefano Benni - Di tutte le ricchezze)